Chi siamo

Gruppo Bhusuku

Significato di “bhusuku

Traducibile come ‘fannullone’ o ‘perdigiorno’, ‘bhusuku’ è l’epiteto canzonatorio con cui Śāntideva era apostrofato dai suoi confratelli: ignari della sapienza che il monaco celava dietro un’apparenza pigra e ordinaria, i suoi compagni lo ritenevano in grado soltanto di mangiare (bhu), dormire (su) ed espletare i propri bisogni fisiologici (ku); questo fino al giorno in cui, secondo il racconto tradizionale, convinti di giocargli un brutto scherzo lo convinsero a tenere un sermone pubblico al solo scopo di deriderlo, per trovarsi poi di fronte allo stupefacente spettacolo dell’eloquente declamazione delle mille stanze di cui si compone Bodhicaryāvatāra.

Shantideva, raffigurato nel momento dell’ascensione al cielo durante la fase finale e culminante del sermone contenente i versi del Bodhicaryāvatāra.

Le nostre attività

È sotto l’auspicio rappresentato da questo pseudonimo collettivo che dal 2020 è iniziata l’intensa collaborazione di un gruppo di studiosi italiani, di diversa provenienza e formazione, le cui strade si sono più volte incrociate nel corso del decennio precedente, fino a incontrarsi stabilmente nella costituzione di questo collettivo.

Insieme si occupano di tutti gli aspetti implicati nel complesso processo di traduzione del sapere contemplativo tibetano entro le lingue e gli apparati concettuali dell’Occidente contemporaneo, ivi compresi, oltre alla traduzione tout court, l’approfondimento filosofico-dottrinale delle tradizioni indo-tibetane, lo studio filologico delle fonti testuali, la ricerca bibliografica, la formazione linguistica (attraverso la conduzione di corsi di lingua e l’organizzazione di laboratori di traduzione), l’attività di interpretariato, la consulenza linguistica e l’organizzazione di conferenze, seminari e corsi sulle filosofie e pratiche contemplative del Tibet.

La ragion d’essere dell’identità collettiva e impersonale del gruppo Bhusuku si ispira a uno dei nuclei fondamentali del buddhismo, nella cui prospettiva la vita dell’individuo è dissolta – e al contempo in un certo qual modo redenta – nell rete di relazioni che lo nutre e lo determina. In secondo luogo, tale scelta intende rispecchiare le effettive modalità con cui si svolge il lavoro di traduzione all’interno di questo gruppo, nel cui contesto ogni passaggio significativo, ogni scelta concettuale o terminologica sono ‘digeriti’ collettivamente mediante un processo corale e dialogico che avviene in più riprese e coinvolge differenti modalità e ‘dimensioni’: dai periodi di ritiro consacrati a una full immersion collettiva, agli incontri settimanali in remoto, alla silenziosa collaborazione resa possibile dalle moderne tecnologie di file sharing.

D’altro canto, con tutta l’umiltà e deferenza del caso, si tratta in fondo di seguire il solco tracciato dagli antichi traduttori tibetani, che lavoravano in gruppo consci del fatto che più menti, ben armonizzate da un glossario condiviso e concentrate unicamente a produrre il miglior risultato possibile, funzionano meglio di una. Le traduzioni erano attribuite nei colofoni ai vari traduttori principali, a garanzia di autorità e autenticità, ma erano realizzate da gruppi di vari specialisti, normalmente affiancati da paṇḍita indiani, profondi conoscitori dei testi originali. Questo modello, interpretato allora da menti  elevatissime di profonda conoscenza e totale devozione, appare oggi assai difficile da eguagliare, non fosse altro che per l’enorme dispiegamento di talenti e mezzi e la grande lungimiranza di simili imprese (e dei loro committenti). Del resto, nulla vieta di ispirarsi ad esso, consci del fatto che, se quegli intelletti lo hanno escogitato, è fuor di dubbio che sia il migliore possibile.

Marpa Lotsawa, uno dei celebri Maestri e studiosi tibetani protagonisti del processo di traduzione e importazione del Buddhadharma nel Paese delle nevi.

I membri del gruppo

Benché le identità dei singoli componenti del gruppo si perdano gioiosamente nella fitta rete di relazioni che alimentano la vita di Bhusuku –  un collettivo che si costituisce come impermanente e sempre aperto a nuove acquisizioni –  si propone qui di seguito qualche cenno biografico sui suoi attuali componenti.

Fabian Sanders è sempre stato attratto dalle tradizioni spirituali, particolarmente quelle orientali; ha studiato inizialmente il cinese, passando poi al sanscrito e infine al tibetano, presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e in occasione di numerosi viaggi e soggiorni di studio in Asia. Ottenuto il Dottorato di Ricerca, ha insegnato lingua e letteratura tibetana nella medesima università per dodici anni. Da qualche anno lavora come traduttore freelance e tiene corsi di lingua e conferenze su numerosi temi in vari Paesi europei e delle americhe. Oltre a un certo numero di articoli, ha pubblicato La lingua tibetana classica (Hoepli, 2016), il primo manuale per lo studio del tibetano pubblicato in lingua italiana.

Margherita Pansa è laureata in Lingue e Civiltà Orientali alla Sapienza (Roma) con una tesi in Tibetologia, ha completato nel 2012 il Dottorato di Ricerca presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Dal 2012 si occupa della riorganizzazione e della catalogazione del fondo di testi tibetani del centro di Merigar (Arcidosso) ed è referente della biblioteca per ricerche bibliografiche e visite culturali. Si occupa anche dell’organizzazione di corsi di lingua tibetana, della redazione di articoli e pubblicazioni nel campo della tibetologia e di consulenza linguistica.

Francesco Tormen è Dottore di Ricerca in Filosofia presso l’Università di Padova, con una dissertazione sull’interpretazione della filosofia Madhyamaka sostenuta da Lama Tsongkhapa e dalla Scuola Gelug del buddhismo tibetano. Dal 2012 al 2015 è stato visiting researcher presso la Sera Jey Monastic University (Karnataka, India) ed in seguito ha sempre lavorato come traduttore e interprete dal tibetano. Dal 2020 insegna Lingua tibetana presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e dal 2018 presso il Master in Neuroscienze, mindfulness e pratiche contemplative dell’Università di Pisa. Tiene corsi, seminari e ritiri sul sogno lucido in tutto il Paese e recentemente ha lavorato con l’Unione Buddhista Italiana allo sviluppo di collaborazioni con il mondo accademico, nell’organizzazione di convegni e nell’istituzione di Master Universitari sul buddhismo e le pratiche contemplative.

Chiara Mascarello è Dottore di Ricerca in Filosofia presso l’Università di Padova (2018), con una dissertazione sull’autoconsapevolezza (rang rig) nel buddhismo indo-tibetano e sul suo contributo al dibattito filosofico contemporaneo sulla natura della mente. Ha condotto le sue ricerche sulla lingua tibetana e sulla filosofia buddhista presso la Sera Jey Monastic University (Karnataka, India), l’UMA Institute for Tibetan Studies (USA), la Universität Hamburg e il Mind and Life Institute. Dall’a.a. 2020/2021 tiene un insegnamento di Lingua tibetana presso l’Università Ca’ Foscari Venezia. Dal 2019 insegna nel Master “Neuroscienze, Mindfulness e Pratiche Contemplative” presso l’Università di Pisa e dal 2021 nel Master “Meditazione e neuroscienze” dell’Università di Udine. Accanto agli incarichi ricoperti per l’fpmt, collabora con l’Unione Buddhista Italiana per lo sviluppo di programmi in relazione al mondo accademico, per l’organizzazione di convegni e l’istituzione di Master universitari sul buddhismo e le pratiche contemplative. Da un decennio è traduttrice e interprete dal tibetano, in Italia e all’estero, e da alcuni anni conduce laboratori di traduzione dal tibetano.

Davide Lionetti è il più giovane del gruppo. Nel 2016 ha concretizzato la sua curiosità per la lingua tibetana frequentando la scuola Esukhia (Dharamsala, India). Un anno dopo, ormai capace di esprimere in tibetano molteplici concetti della vita quotidiana (in particolare quelli legati al cibo), ha cominciato ad approfondire lo studio della lingua classica e della filosofia buddhista presso la Sera Mey Monastic University (Karnataka, India) seguendo lezioni private e di gruppo, assimilando i fondamenti del dibattito e vivendo a stretto contatto con i monaci. Fino al 2020 ha alternato la presenza in India con la partecipazione, presso il centro di Merigar (Arcidosso), al corso Training for Translators from Tibetan tenuto da Fabian Sanders in collaborazione con Margherita Pansa.

Partners

Bhusuku collabora con diverse organizzazioni legate al mondo Buddhista, le quali forniscono un sostegno fondamentale per il lavoro del gruppo, sia di tipo economico che logistico, finanziando traduzioni, provvedendo alla pubblicazione dei testi, mettendo a disposizione aule e strumentazioni e offrendo la visibilità necessaria a promuovere le proposte formative. Tra i principali enti che contribuiscono in vario modo alle nostre attività: